Kalenjin Archivi - OGzero https://ogzero.org/tag/kalenjin/ geopolitica etc Fri, 19 May 2023 23:33:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.6 La crisi dissolve il voto tribale e la stabilità del Kenya? https://ogzero.org/la-crisi-dissolve-il-voto-tribale-e-la-stabilita-del-kenya/ Fri, 05 Aug 2022 14:46:33 +0000 https://ogzero.org/?p=8425 Il passaggio elettorale che il 9 agosto attende il Kenya è ancora un voto tribale che capita in uno snodo epocale manifestatosi come tempesta perfetta. Dopo una pandemia, che in Africa ha moltiplicato i suoi effetti per la carenza dei servizi; seguita da una guerra lontana, che ha ripercussioni peggiori di quelle nel medesimo Corno […]

L'articolo La crisi dissolve il voto tribale e la stabilità del Kenya? proviene da OGzero.

]]>
Il passaggio elettorale che il 9 agosto attende il Kenya è ancora un voto tribale che capita in uno snodo epocale manifestatosi come tempesta perfetta. Dopo una pandemia, che in Africa ha moltiplicato i suoi effetti per la carenza dei servizi; seguita da una guerra lontana, che ha ripercussioni peggiori di quelle nel medesimo Corno d’Africa per la carestia che provoca – con il corredo di shabab che destabilizzano l’intera area; una siccità devastante che sta prostrando il paese. Forse tutto questo può provocare un cambiamento nel sistema del voto tribale che da sempre regola gli equilibri di potere nel paese africano tra i più sviluppati di quelli che si affacciano sull’Oceano Indiano. Riprendiamo per questo il bell’articolo pubblicato sull’Agi da Angelo Ferrari, che è il responsabile della parte africana della nostra collana sulle città e che ha voluto fortemente che Freddie Del Curatolo scrivesse il volume dedicato a Nairobi.    


Gli schieramenti del voto tribale

Mancano pochi giorni alle elezioni presidenziali del 9 agosto in Kenya. La campagna elettorale, tuttavia, si è svolta in un clima di apatia, di disillusione politica e, soprattutto, è stata segnata dalla crisi economica e dall’elevato costo della vita con un’impennata dei prezzi dei generi di prima necessità; mettendo da parte il fattore etnico da sempre determinante nelle elezioni.
Quattro sono i candidati in corsa per la presidenza – in Kenya si voterà anche per le legislative – tra cui il vicepresidente William Ruto e Raila Odinga, ex leader dell’opposizione e ora sostenuto dal presidente uscente Uhuru Kenyatta. A contendersi la poltrona più alta del paese anche gli avvocati David Mwaure e George Wajackoyah – una eccentrica ex spia che vuole legalizzare la cannabis – con pochissime chance di vittoria. Le elezioni si prospettano come un serrato duello tra Ruto e Odinga. Chi vincerà? È difficile dirlo, sembra quasi demandato a un lancio di monetina: tutto si giocherà all’ultimo voto.

Oligarchie e loro interrelazioni malate alle urne

I due favoriti, i cui ritratti campeggiano su enormi cartelloni pubblicitari in tutto il paese, sono volti noti ai keniani. Odinga, 77 anni, è un veterano della lotta democratica, che ha vissuto il carcere prima di diventare primo ministro (2008-2013); si candida alla presidenza per la quinta volta. Ruto, 55 anni, ha ricoperto la carica di vicepresidente per quasi un decennio come delfino del presidente in carica Kenyatta, che lo aveva designato come suo successore. Ma le cose sono poi andate diversamente: un’alleanza inaspettata tra Kenyatta e Odinga lo ha messo da parte già nel 2018. Con un capovolgimento della politica keniana, del resto molto versatile, Odinga è diventato il candidato del presidente uscente; Ruto, da membro del potere, si è trovato a sfidarlo.

«“Evitate di eleggere un ladro”, ha affermato Kenyatta riferendosi chiaramente, pur senza nominarlo, a Ruto. “Non voglio sentirvi piangere e avere rimorsi di coscienza. Ci sono persone che raccontano storie simpatiche, sono dolci come il miele e sanno essere convincenti, ma sono veleno”» (“AfricaRivista”).

Comunque vadano le elezioni si aprirà una nuova pagina dopo oltre vent’anni di presidenze Kikuyu, la prima e molto influente etnia del paese. Infatti Odinga è un Luo e Ruto un Kalenjin, come sentiamo da Freddie Del Curatolo in questo duetto radiofonico con Angelo Ferrar, avvenuto sulle frequenze di Radio Blackout.

Percentuali di tribalità e affarismo sulla bilancia elettorale keniota

Un sistema corrotto, populista ed elitario

La politica keniana degli ultimi anni è stata segnata da manovre di palazzo che non hanno fatto altro che accrescere la disaffezione della popolazione nei confronti della politica. È aumentata l’apatia soprattutto tra i giovani che hanno risposto con meno entusiasmo all’iscrizione nelle liste elettorali. I 22,1 milioni di elettori iscritti dovranno votare per il presidente, ma anche per i parlamentari, i governatori e per circa 1500 funzionari locali elettivi.
C’è disillusione e sono in molti coloro che pensano che la politica non risolverà i problemi della gente, chiunque verrà eletto farà le stesse scelte del suo predecessore. E poi c’è un paese afflitto dalla corruzione che è diventata endemica. Odinga nella sua campagna elettorale ha proprio dato la priorità alla lotta a questo flagello, nominando come vicepresidente l’ex ministro Martha Karu, ritenuta una donna inflessibile proprio sul tema della corruzione, e denunciando i procedimenti legali contro il compagno di corsa di Ruto, Rigathi Gachagua.
Lo sfidante di Odinga ha impostato tutta la campagna elettorale ergendosi a paladino del popolo, promettendo aiuti e lavoro quando tre keniani su dieci vivono con meno di 2 dollari al giorno, secondo la Banca Mondiale…

… e il Fmi “supporta” la crisi

A tenere banco, però, in questa campagna elettorale, è stato il tema del potere di acquisto e la crescita drammatica dei prezzi dei generi di prima necessità.

Eastleigh, Nairobi

Nairobi, Eastleigh in uno scatto di Leni Frau

Un fattore destabilizzante per il Kenya, locomotiva economica dell’Africa orientale, scossa prima dalle conseguenze della pandemia da Covid, poi dalla guerra in Ucraina e infine da una grave siccità che non si vedeva da 40 anni. E a pagarne le conseguenze sono tutti: la gente che acquista sempre meno e i commercianti frustrati dall’innalzamento dei prezzi dei generi alimentari. In questo contesto la questione economica potrebbe soppiantare il voto tribale, da sempre fattore chiave presente nelle cabine elettorali.

Tè, caffè; parchi, spiagge… golf e slum

Nonostante ciò il Kenya è da sempre una delle economie più dinamiche dell’Africa orientale e si è sempre preso cura della sua immagine di hub regionale. Il suo profilo è atipico in Africa: relativamente poche risorse naturali ma un notevole dinamismo economico, in particolare nel settore dei servizi. L’agricoltura è anche uno dei suoi pilastri (22% del Pil) e la principale fonte di esportazione (tè, caffè, fiori). Dopo un calo dello 0,3% correlato alla pandemia del 2020, l’economia del Kenya ha iniziato a riprendersi nel 2021.
Un altro fattore determinante è il turismo, grazie alla cinquantina tra parchi e riserve naturali e alle coste dalle acque cristalline dell’oceano Indiano, che hanno attratto, nel 2021, circa 1,5 milioni di visitatori e che sta crescendo nell’anno in corso. Ma i prezzi del carburante e del cibo sono aumentati vertiginosamente negli ultimi mesi, in particolare quello della farina di mais – cibo base – alimentando così la frustrazione in un paese afflitto dalla corruzione endemica.

Grafico della corruzione percepita nel periodo 2012-2021 in Kenya

Nel 2021 il Kenya è stato classificato al 128esimo posto su 180 paesi da Trasparency International. Le diseguaglianze, inoltre, sono evidenti in Kenya, dove i campi da golf e gli slum possono essere adiacenti e dove il salario minimo mensile è di 15.120 scellini (124 euro). Secondo la ong Oxfam, il patrimonio dei due keniani più ricchi è maggiore del reddito combinato del 30% della popolazione, ovvero 16,5 milioni di persone.

L’impianto tribale di una nazione giovane

La popolazione di circa 50 milioni di persone è per lo più giovane e cristiana. Degli oltre 40 gruppi etnici, i Kikuyu sono il gruppo più numeroso, davanti ai Luhya, ai Kalenjin e ai Luo. Il fattore etnico da sempre gioca un ruolo fondamentale nello stampo elettorale del voto tribale, ma è anche stato un fattore destabilizzante. Sono trascorsi, infatti, quindici anni dalle violenze postelettorali del 2007-2008 che hanno provocato più di 1100 morti, principalmente negli scontri da Kikuyu e Kalenjin. Una ferita mai rimarginata che pesa ancora oggi.

Fotografia del voto tribale: ogni centimetro è coperto dai cartelloni elettorali nel 2017 nella Contea di Nanok, zona Masai

Nel 2017, la contestazione dei risultati elettorali da parte di Odinga ha provocato una severa repressione delle manifestazioni da parte della polizia che ha provocato decine di morti. I risultati elettorali, negli ultimi vent’anni, sono sempre stati contestati, anche davanti alla Corte Suprema nel 2013 e nel 2017, queste ultime presidenziali sono state annullate per “irregolarità” – una prima volta in Africa – e Kenyatta è stato eletto con un nuovo scrutinio.

Lo spettro di possibili violenze incombe anche su queste elezioni presidenziali. La Commissione nazionale per la coesione e l’integrità, un organismo di promozione della pace creato dopo le violenze del 2007-2008, ha stimato in un recente rapporto che la probabilità di violenze nel periodo elettorale è del 53%. L’augurio è che dentro le urne non prevalga il fattore etnico, ma la volontà di rendere stabile la democrazia in Kenya.

L'articolo La crisi dissolve il voto tribale e la stabilità del Kenya? proviene da OGzero.

]]>
Nairobi https://ogzero.org/studium/nairobi/ Mon, 04 Jul 2022 13:18:50 +0000 https://ogzero.org/?post_type=portfolio&p=8055 L'articolo Nairobi proviene da OGzero.

]]>

Nairobi

Una guida virgiliana conduce il lettore per quartieri postcoloniali e bassifondi di Nairobi, dove i grattacieli e la savana coesistono nel traffico. La tutela ambientale sfida i limiti della sopravvivenza, come capita anche agli abitanti della città: i progetti di riciclo dei rifiuti coincidono con il recupero della condizione umana degli stessi raccoglitori, recupero di dignità assimilabile al tentativo di restituire una sana ferinità agli animali ormai urbanizzati.
Attraverso un viaggio negli spazi urbani gli autori scardinano i luoghi comuni dell’immaginario occidentale grazie a visioni di immagini e parole che non lasciano spazio al buonismo e compongono un preciso ritratto socio-antropologico. I testimoni di questa umanità sono calati negli odori, nei gusti, nei colori e nei materiali che costruiscono la città. Grazie a questa matericità non si sente il bisogno di analisi azzardate, ma tutto è sotto gli occhi: è sufficiente leggere i racconti di aneddoti ed eventi alla base della nascita di uno snodo commerciale che trae sviluppo dal crogiolo di comunità eterogenee, che lo rendono quel «bel casino che non cambierà mai».
Gli autori vanno oltre la fascinazione esotica che può averli attratti all’inizio della loro avventura africana e invitano a superare gli stereotipi da “safari cittadino” tipico dello sguardo occidentale.
Le fotografie sono di Leni Frau, coautrice del volume. Le mappe interattive (che compariranno qui nel sito) e quelle statiche negli interni del libro sono di Luigi Giroldo.



Consulta la mappa interattiva

«Nairobi è una capitale d’Africa che si affaccia al 2022 con carattere da vendere e con un guardaroba che risponde alle diverse aspettative del galateo della modernità in una qualunque importante città africana, americana, europea o dell’Asia. A ogni ora del giorno o della notte, crypto-valute, mobile-money e banconote all’antica cambiano rapidamente proprietario a Nairobi.
A prescindere dal volume del portafoglio individuale, i cittadini della capitale sono cittadini del mondo; contribuiscono al processo di emancipazione della città, all’economia del paese e a corroborare un’identità e una cultura che hanno radici sempre più affondate in se stesse, piuttosto che nelle esperienze altrui. Dall’alto del KICC, un tempo l’edificio più elevato del continente e oggi cima minore nello
skyline della città, l’osservatore superficiale potrebbe pensare che a Nairobi sia in vigore quell’apartheid urbano, che separa i ricchi dai poveri. L’orizzonte è infatti interrotto dai grattacieli, tagliato da strade sopraelevate, maculato da ricordi della foresta ancestrale così come da aree residenziali di prim’ordine che si alternano ad altre aree ad altissima densità di popolazione, altrove dette slum. A uno sguardo più attento, queste aree iper-popolate sfuggono alle semplificazioni dello sguardo e custodiscono invece vicende umane e sociali complesse, figlie di un terreno fertile capace di dare frutti. Atrio delle migrazioni interne dai villaggi verso la capitale e viceversa, gli slum ospitano i funzionari dell’economia informale, pilastro sottostimato nelle vicende economiche del paese». [Andrea Bollini, Liaison Officer di Amref Health Italia]

Nairobi

Freddie del Curatolo è giornalista professionista, vive in Kenya dal 2005. Oltre a saggi musicali e romanzi ha pubblicato Malindi Italia, guida semiseria all’ultima colonia italiana d’Africa (2008), il romanzo Safari Bar (2013) e – con Angelo Ferrari – La pandemia in Africa. L’ecatombe che non c’è stata (2021). Dirige dal 2008 Malindikenya.net, il portale degli italiani in Kenya.


nairobi

Leni Frau (nome d’arte di Maddalena Stefanelli) è nata a Cagli (PU) nel 1976. Agente di viaggio e fotografa, vive in Kenya dal 2011. Nel 2013 ha pubblicato il photo-book Sotto una lanterna africana. Nel 2015 ha portato in Italia la mostra itinerante “Mijikenda”. Nel 2018 l’Ambasciata d’Italia in Kenya ha prodotto la sua mostra “Zeinab-Zena”, esposta nel museo di Fort Jesus a Mombasa.



La sezione della serie di città dedicata all’Africa è frutto della cura di un attento africanista, Angelo Ferrari, che ha selezionato autori e aree urbane sulla base di motivazioni che rendono le scelte emblematiche di processi economici, sociali e geopolitici in corso nel continente e che trasformano gli aspetti e la forma di essere comunità urbana attraversata da tutti gli aspetti che rappresentano la storia dell’Africa.

4 ottobre – Incontro con Olympiah Kawira Kathare e Freddie del Curatolo

Il 22 settembre il periodico “Voce&Tempo” ha pubblicato queste due interviste complementari che preludono a un interessante incontro con al centro il Kenya.

30 settembre – Corvetto, Kenya (Centro internazionale di Quartiere)

Elezioni 9 agosto 2022

Vittoria in sospeso in Kenya

Francesca Sibani per la sezione africana de “l’Internazionale” ha riassunto la situazione attuale con sobrietà che manca ad altre testate allarmiste al limite dello scandalismo.
Il suo riassunto della situazione successiva alla proclamazione contrastata del presidente Ruto alle presidenziali keniane riporta i fatti:

«È stato annunciato il 15 agosto il vincitore delle presidenziali keniane svolte sei giorni prima: William Ruto, 55 anni, vicepresidente nell’amministrazione uscente di Uhuru Kenyatta, ha ottenuto il 50,5 per cento dei voti, battendo di stretta misura l’avversario Raila Odinga, al suo quinto tentativo di conquistare la presidenza. Da “venditore di polli al più alto incarico del paese”: molti siti e quotidiani keniani hanno riassunto in questi termini la rapida ascesa politica di Ruto, sotto l’ala protettrice dell’ex presidente Daniel arap Moi (morto nel 2020). Per “The East African” Ruto ha vinto grazie a una campagna populista, indirizzata a quella parte della popolazione che si sente “in fondo alla piramide sociale”, presentandosi come un hustler, uno di quelli che si “arrabattano”. Odinga, oppositore di lunga data e leader della coalizione Azimio la Umoja (di cui fa parte anche Kenyatta), ha respinto il verdetto e ha annunciato che farà ricorso alla corte suprema. Del resto, lo scarto tra Ruto e Odinga è stato di appena 233mila voti, e alla proclamazione dei risultati quattro dei sette componenti della commissione elettorale hanno denunciato l’“opacità” del conteggio finale. Il 16 agosto un funzionario della commissione elettorale è stato trovato morto nella provincia di Kajiado (sud del paese).

Odinga aveva già contestato le presidenziali dell’agosto 2017. Annullato dalla corte suprema per irregolarità, il voto era stato ripetuto a ottobre. Odinga però si era ritirato perché secondo lui non c’erano le condizioni per uno scrutinio trasparente ed equo, e la vittoria era andata a Kenyatta».

Da ultimo Sibani propone un approfondimento da “The Nation” e “The Economist” che tracciano il quadro comunque fosco che vede un self-made man populista il cui vice è palesemente corrotto che si è aggiudicato la vittoria forse con metodi poco trasparenti, coniando un nuovo termine per descrivere il nuovo sistema al potere, la kakistocrazia; e un vecchio protagonista della politica tribale, che ha sempre partecipato all’agone politico in rappresentanza della casta e del sistema dinastico:

  • Per approfondire L’analista politica keniana Nanjala Nyabola pubblica su “The Nation” un commento dai toni personali, in cui spiega perché Ruto è un impresentabile. Allo stesso tempo elenca gli errori di Odinga. Anche l’“Economist” mette in evidenza il passato “problematico” del presidente eletto, paragonandolo ad autocrati come Vladimir Putin e Narendra Modi.

L’“Atlante delle Guerre” ha giustamente segnalato che un primo successo è stata una campagna elettorale pacifica che ha veicolato il dibattito al di là delle divisioni etniche del paese (come si evince dal podcast che segue) e che le contestazioni si risolveranno in tribunale e non in scontri con migliaia di morti in piazza tra kikuyu e e kalenji. L’economia è stato il tema dominante della campagna elettorale. Gli effetti della pandemia e le interruzioni nelle forniture di grano dovute alla guerra in Ucraina hanno inasprito la crisi economica nel paese, aumentando il costo dei generi alimentari, i livelli di disoccupazione e il debito nazionale.

Freddie del Curatolo ha sentito l’esigenza – innanzitutto per salvaguardare gli interessi economici del paese che vive di turismo (e di conseguenza i suoi propri interessi) – di chiarire che questa volta, anche per la prova di responsabilità dello sconfitto, non si assiste a incidenti o massacri come nelle due passate elezioni: il caos esiste solo nei titoloni redatti in Italia per i media mainstream italiani, come descrive in questo clip da Malindi. Si sono registrati alcuni copertoni incendiati a Kibera – slum di Nairobi fedele a Odinga (e leggendo il libro di Freddie potrete orientarvi meglio nella capitale e nei suoi umori) – subito dopo l’annuncio; scarse reazioni violente anche sul lago Vittoria, feudo luo di Odinga… ma tutto rientra nella norma.

18 agosto 2022, Freddie del Curatolo da Malindi, Kenya:

Fin qui la fotografia attuale del paese.

Per il futuro bisognerà forse fare alcune valutazioni sul fatto che il mondo finanziario e il cuore degli affari keniano che ruota attorno al Mount Kenya ha fatto la differenza – dal punto di vista tribale, visto che non aveva candidati in lizza – e ha preferito il corrotto Rigathi Gachagua (il vice di Ruto) alla vice candidata da Odinga – anche lei appartenente ai kikuyu come Gachagua –, Martha Karua, che si presentava come impegnata sul fronte anticorruzione; forse, l’oligarchia finanziaria, in contrasto con i sondaggi di “Afrobarometer“, ha voluto inviare un messaggio relativo al fatto che i processi che regolano l’economia in Kenya non possono trascendere dalla corruzione?

Ma la vera sfida adesso è in politica estera: bisogna vedere se Ruto confermerà i cospicui affari conclusi e sanciti con le aziende cinesi, oppure farà scelte atlantiste… a quel punto si capirà forse quei 233.000 voti da chi sono stati fatti conteggiare da una parte o dall’altra. Tuttavia, se leggerete il libro su Nairobi di Freddie del Curatolo e Leni Frau, potrete non stupirvi se la gestione del potere lascerà spazio anche a Odinga e alla sua fazione e comunità, per uscire da miseria, siccità, pandemia, seguendo linee interne alla nazione e al caos regolato della sua capitale, imperscrutabili ai media occidentali e invece ben chiare ai due autori che vivono in Africa orientale da anni.


Mentre il volume dedicato a Nairobi scritto e illustrato da Freddie e Lena andava componendosi si è consumata la campagna elettorale per l’elezione del presidente del Kenya del 9 agosto. Su Radio Blackout abbiamo registrato durante la trasmissione Bastioni di Orione del 28 luglio questo stimolante duetto tra Freddie del Curatolo e Angelo Ferrari:

Segui tutti i contenuti attinenti a questo Studium

L'articolo Nairobi proviene da OGzero.

]]>