crimini ambientali Archivi - OGzero https://ogzero.org/tag/crimini-ambientali/ geopolitica etc Tue, 24 Dec 2024 13:59:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.6 Il rimosso della miniera https://ogzero.org/studium/il-rimosso-della-miniera/ Sat, 28 Sep 2024 10:51:35 +0000 https://ogzero.org/?post_type=portfolio&p=13318 L'articolo Il rimosso della miniera proviene da OGzero.

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Non esistono miniere sostenibili

Da questo assunto, e da un primo articolo che dava notizia di un nuovo progetto estrattivo in valle Viù, ha preso spunto questo lavoro che non è cresciuto all’interno delle pagine di OGzero, ma si è sviluppato attraverso uno scambio dialettico tra alcune persone allarmate dalla rinnovata predisposizione istituzionale alla concessione di sondaggi. Questa corsa all’oro è nuova soltanto per l’Europa, Le grosse industrie minerarie – in specie canadesi e australiane – da decenni continuano a saccheggiare, corrompere e intrigare attorno a bacini minerari in tutto il mondo (in particolare nel Sud del mondo) e concessioni mai troppo trasparenti.
I sondaggi portano in modo sotterraneo a obiettivi che spesso alla luce del sole sembrano diversi; allo stesso modo intraprendere percorsi di ricerca e analisi delle motivazioni, delle strategie e dei risultati; degli investimenti, dei profitti e della concorrenzialità tra i prodotti variamente e diffusamente estratti porta lontano e per mille filoni si finisce con scoperchiare intrighi e speculazioni che comportano devastazioni, differenti condizioni di vita per interi territori, consumo di risorse che impoveriscono e rendono sterili vallate…


Un’agorà di confronto sul tema minerario globale

Normalmente lo Studium è allestito attorno a un argomento che poi si sviluppa magari in un prodotto editoriale. Per questo lavoro del Collettivo Escombrera, dove la discussione e l’acquisizione di materiali e analisi nasce già da un’elaborazione collettiva, intendiamo mettere a disposizione questo spazio per allargare il dibattito e consentire una raccolta di dati, opinioni, situazioni, notizie… lotte di comunità decise a impedire la trasformazione del loro habitat e anche a comunità che vogliano esporre le ragioni per cui intendono consentire la devastazione o la prosecuzione di imprese minerarie sospese o abbandonate in altri periodi. Intenderemmo pubblicare i contributi che ci pervenissero – ovviamente il filtro nella pubblicazione prevede l’assenza in questi reperti (inviati ad analizzare a escombrera@anche.no) di tracce di totalitarismo, patriarcato, acritica adesione al saccheggio neoliberista, promozione di operazioni speculative più o meno nascoste.

La prima occasione di confronto sulla questione mineraria successiva alla pubblicazione è avvenuta il 6 novembre 2024 nei locali di Radio Blackout alla presenza di due membri del Collettivo Escombrera a cui si deve la pubblicazione de Il rimosso della miniera. La serata era stata introdotta dalla visione del film di Diego Scarponi Shadows of Endurance, girato nel Kentucky, nelle contee appalachiane della dismissione delle miniere di carbone, che descrive la conseguente depressione e nostalgia del periodo minerario, particolarmente attivo negli anni Quaranta e Cinquanta.

La nuova febbre dell’Europa in guerra


Il Nostalgico orgoglio estrattivista diffuso per l’Europa che aveva rimosso il suo passato di fatica, devastazione ambientale, morte sotto e sopra la miniera ha profuso il territorio di “memoria” che sta per essere rinverdita da un nuovo impulso alla concessione… con nuove e vecchie tecniche, speculazioni e intenti riattualizzati. Nuove fibrillazioni di ingegneri minerari e docenti della materia, a cui la febbre comincia a far brillare gli occhi per la possibilità di nuovi sondaggi e perforazioni.

Collettivo Escombrera

Questo testo è stato scritto da due individui, ma non sarebbe stato possibile senza un insieme di incontri, interviste, assemblee, discussioni e autoformazioni. Così come questo testo non ha avuto origine con la prima parola scritta, tantomeno si conclude con il punto finale. Per queste ragioni pensiamo che il vero autore sia un collettivo che possa continuare a raccogliere le voci e le proposte di chi si oppone ai nuovi progetti minerari, qui e altrove.



Le viscere della terra: su “estrattivismo”, Portogallo e europolitiche della guerra

Mentre si ordinavano i materiali e si producevano analisi e il volume prendeva forma una trasmissione di Radio Blackout ha dato spazio al collettivo per una chiacchierata, che ha preso spunto dalla presa di coscienza che il nuovo “interesse” alla riapertura delle miniere sono i venti di guerra globale che soffiano sopra e sotto la superficie del pianeta.

Questo il link al podcast della trasmissione di

“Macerie su macerie”

del 13 maggio 2024

A “Macerie su Macerie” un compagno presenta una ricerca su ciò che ormai – con fare pacificato – viene chiamato estrattivismo. Questa scrittura era partita come principalmente indirizzata a capire cosa si stesse muovendo rispetto alla questione estrattiva in Portogallo, i cui giacimenti di litio sono oggetto di grande interesse da parte di aziende non solo europee. Tuttavia, nel corso della ricerca e del viaggio intrapreso per visitare i territori coinvolti e incontrare i loro abitanti in lotta, i compagni coinvolti si sono resi conto che non era possibile restringere il focus del lavoro alla sola situazione iberica, né d’altronde fornire un semplice resoconto dei singoli casi e delle loro specifiche questioni. Il motivo risiede, in buona parte, nelle evidenti analogie delle situazioni, nel susseguirsi cronologico degli eventi e nelle forme che questi assumono non solo nelle politiche nazionali del Portogallo, di quelle passate e di quelle attuali, ma soprattutto nel panorama bellico generale.

Spunti e riflessioni durante la condivisione del Rimosso

Oltre alle molteplici occasioni di dibattito che gli autori su Il rimosso della miniera stanno in questa fine 2024 portando in realtà spesso criticamente analitiche del rinnovato interesse per le risorse minerarie, la discussione prosegue su pagine di testate da sempre sensibili all’argomento: “Nunatak” nella sua ultima uscita (n° 74, autunno 2024) ospita un intervento del Collettivo Escombrera.

Nunatak

numero 74 della rivista anarchica “Nunatak”.

Spunti e riflessioni durante l’elaborazione del Rimosso

Nunatak

Litio bianco e buchi neri nelle miniere della penisola iberica redatto da Ninu Bosque per “Minas Nâo” è comparso in traduzione nel numero 65 della rivista anarchica “Nunatak”.

In seguito il dibattito si è sviluppato su “Indymedia” il 22 settembre 2023:

Uno degli articoli che ha ispirato il lavoro nel suo svolgimento è stato questo, che riprendiamo qui da “Nunatak”, n° 65, estate 2022.

Lo stimolo sorse da qui

Le molte ombre e poche luci del progetto Punta Corna di Alberto Valz Gris, da cui nasce l’interesse del Collettivo Escombrera per le miniere,  è stato pubblicato su “I Camosci Bianchi”, il 17 settembre 2021.

I Camosci bianchi

Un blog sulla montagna, escursionismo, cultura e tradizioni alpine. E sul movimento delle donne solitarie.

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]]> Bhopal, la tragedia tra crimini ambientali e industriali https://ogzero.org/bhopal-la-tragedia-tra-crimini-ambientali-e-industriali/ Fri, 15 Dec 2023 17:28:30 +0000 https://ogzero.org/?p=12139 Bhopal: fu il primo e più clamoroso disastro industriale con copertura mediatica a diffusione internazionale, utile solo a scatenare l’indignazione del mondo ignaro delle condizioni in cui si lavora(va) nelle fabbriche del mondo, in particolare in quelle prive anche delle minime tutele non sempre rispettate nei paesi “occidentali” (solo in Italia basterebbe citare la diossina […]

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Bhopal: fu il primo e più clamoroso disastro industriale con copertura mediatica a diffusione internazionale, utile solo a scatenare l’indignazione del mondo ignaro delle condizioni in cui si lavora(va) nelle fabbriche del mondo, in particolare in quelle prive anche delle minime tutele non sempre rispettate nei paesi “occidentali” (solo in Italia basterebbe citare la diossina di Seveso… fino all’Ilva a Taranto, o il disastro della Thyssen-Krupp a Torino). Può tornare utile rinfrescare la memoria di questo 39° anniversario in un periodo in cui gli apprendisti stregoni soffiano su pozioni magiche e addirittura torna forte il “vento nucleare” come soluzione energetica “pulita”, anche proposta a cuor leggero come alternativa al fossile all’ultima Cop28 di Dubai.

Grazie alla Raghu Rai Foundation per la concessione delle immagini.


Nota come la Hiroshima dei disastri industriali, la tragedia del gas di Bhopal compie quest’anno 39 anni. La notte del 2 dicembre 1984, 45 tonnellate di isocianato di metile (MIC), altamente pericoloso, fuoriuscirono dall’impianto di insetticidi della Union Carbide Corporation, un importante produttore americano di prodotti chimici e protochimici nella città di Bhopal, nel Madhya Pradesh. I sistemi di sicurezza che avrebbero dovuto contenere il gas ed evitarne la fuoriuscita non funzionarono, facendo sì che il gas si diffondesse in ogni parte di Bhopal, esponendo ad esso mezzo milione di persone: circa 25.000 morirono e altre 120.000 stanno ancora soffrendo le conseguenze dei crimini industriali della Union Carbide.

La Union Carbide India Corporation (UCIC) e la Green Revolution

La Union Carbide India Corporation si era costruita una reputazione prima della tragedia. Con un fatturato annuo di 9 miliardi di dollari, l’impegno dell’azienda nelle guerre mondiali ne ha trasformato la crescita: all’inizio della Seconda guerra mondiale l’azienda produceva uranio e concentrati di quel materiale così centrale nelle produzioni radioattive e, poco dopo, divenne la 37a più grande al mondo, costruendosi una solida reputazione. A metà degli anni Venti la UCC mise piede in India, inizialmente producendo batterie a Calcutta, dando vita alla Ever Ready Company Ltd nel 1934. La crescita continua portò alla costruzione della fabbrica di pesticidi di Bhopal nel 1969. L’impulso a produrre pesticidi era strettamente collegato all’ambizione dell’India di essere autosufficiente dal punto di vista alimentare, nota come “Green Revolution” e le carestie dell’India britannica con i loro effetti di lunga durata incrementavano un bisogno urgente di raccolti più abbondanti. Per UCC questo significava un mercato vergine per la produzione di pesticidi.

Bhopal

L’impianto della Union Carbide, 1984 (© Raghu Rai Foundation)

Tuttavia, gli agricoltori indiani che già dovevano affrontare condizioni climatiche estreme come siccità e inondazioni stavano subendo danni alle colture e perdite finanziarie, per cui questi costosi pesticidi divennero inaccessibili. A causa della mancanza di acquirenti, l’azienda subì una perdita di 4 milioni di dollari nel 1984 ma la Union Carbide India Corporation celebrò quell’anno il suo 50° anniversario, con un fatturato annuo di 200 milioni di dollari e 14 impianti già installati in tutta il paese. Tuttavia le previsioni di fatturato furono disattese e la UCIC progettò di liquidare l’impianto, smantellandolo e trasferendolo in Messico o in Indonesia.

L’azienda iniziò a tagliare i costi durante i mesi che portarono al disastro e questo ebbe importanti ripercussioni sulle misure di sicurezza (ricordiamo che già 15 anni prima del disastro l’azienda scaricava spesso rifiuti chimici letali all’interno e nei dintorni della fabbrica).

Elusione delle responsabilità mediche e legali

Mentre inizialmente l’isocianato di metile (MIC) e altre sostanze chimiche venivano importate dagli Stati Uniti in piccole quantità per la produzione di questi pesticidi, l’azienda presto iniziò a produrre strategicamente il MIC in India. Sebbene l’impianto non fosse in grado di funzionare a pieno regime, l’azienda – che stava perdendo il proprio valore – continuò a stoccare grandi quantità di sostanze chimiche pericolose (è stata segnalata la presenza di tre serbatoi contenenti oltre 60 tonnellate di isocianato di metile).

Secondo il rapporto del 2010 del Council for Medical Research indiano (ICMR), «il MIC è un forte veleno, anche se ingerito; la lesione che colpisce le mucose è dovuta alla reazione esotermica quando questo entra in contatto con l’umidità dei tessuti». Il rapporto spiega inoltre che: «Il MIC è considerato così pericoloso che qualsiasi azienda britannica che lo utilizzi o lo conservi dovrebbe presentare piani di emergenza per affrontare le conseguenze in caso di fuoriuscita». Incolore, inodore e altamente volatile, il suo aspetto più letale in caso di fuoriuscita nell’atmosfera è l’impossibilità di contenerlo all’interno di un impianto o di un serbatoio in fabbrica».

Nell’apocalittica notte del 2 dicembre un dipendente dell’UCIC stava cercando di spurgare una tubatura corrosa, e a causa del malfunzionamento di diversi rubinetti l’acqua fluì liberamente nel serbatoio più grande del MIC. Il contatto con l’acqua provocò un’esplosione incontrollabile, il serbatoio iniziò a sprigionare nubi tossiche di cianuro di idrogeno, amina monometilica e MIC, oltre ad altre sostanze chimiche che si diffusero nell’aria di Bhopal e le persone cominciarono a morire.

La Union Carbide chiuse il sito e l’impianto fu abbandonato nell’incuria; la necessaria pulizia dell’impianto non ebbe mai luogo perciò le sostanze chimiche tossiche permangono nel sito ancora a livelli elevati. Nel 1989 la Union Carbide stessa condusse in segreto dei test, i cui risultati mostrarono come le acque sotterranee stessero rapidamente uccidendo i pesci. La raccolta dei campioni avveniva all’interno delle mura della fabbrica – la popolazione locale spesso attingeva l’acqua dalle condutture e dai pozzi che si trovavano al di là di queste mura. Nel 1999 si effettuarono test sull’acqua di pozzo e sulle falde acquifere che rivelarono alti livelli di mercurio, 6 milioni di volte superiori a quelli considerati sicuri dalla Environmental Protection Agency degli Stati Uniti (EPA).

Dopo continue smentite e ritardi legali da parte dell’UCC, nel 1989 si raggiunse un parziale accordo extragiudiziale tra il governo indiano e la Union Carbide, e quest’ultima pur accettando di pagare 470 milioni di dollari a titolo di risarcimento, rifiutò di assumersi qualsiasi responsabilità legale. Le vittime non furono mai consultate durante le trattative; 470 milioni di dollari potrebbero sembrare una somma elevata in termini di valore nominale, ma non sono stati sufficienti a pagare i danni, le vittime e i processi di riabilitazione: a nove vittime su dieci sono stati risarciti 500 dollari a testa o una somma sufficiente a coprire le spese mediche per un massimo di cinque anni. Inoltre, molti di coloro che sono stati esposti al gas hanno perso la capacità di guadagnarsi da vivere: coloro che lavoravano come operai occasionali, non erano più in grado di sostenere attività fisiche impegnative.

Bhopal

Sede del Centro vittime del gas istituito nel 2002 dal Governo (© Raghu Rai Foundation)

Nel 1991, il presidente e amministratore delegato della Union Carbide all’epoca del disastro, Warren Anderson, fu accusato dal sistema di giustizia penale indiano di «omicidio colposo non colposo». Anderson fu arrestato non appena mise piede in India, ma non affrontò mai un processo, poiché gli fu concessa rapidamente la libertà su cauzione dopo aver trascorso alcune ore agli arresti domiciliari e fuggì immediatamente dopo, salendo sul primo volo disponibile. Se fosse stato condannato, Anderson avrebbe rischiato 10 anni di carcere.

Il governo indiano ha chiesto l’estradizione, ma la richiesta è rimasta inascoltata per oltre tre anni e mezzo, fino a quando è stata dimenticata.

Stop Dow Chemical Company!

Nel 2001, la Dow Chemical Company, con sede in Michigan, ha acquisito la Union Carbide con tutte le attività e le passività connesse. Tuttavia, dopo questa fusione, il sito di Bhopal non è mai stato bonificato come avrebbe dovuto, l’impatto tossico del MIC non è mai stato comunicato alla comunità medica indiana e i rapporti sono stati tenuti nascosti agli studiosi che li richiedevano.

Bhopal

Proteste, 2001 (© Raghu Rai Foundation)

I rapporti dei test di follow-up pubblicati nel 2002 hanno rivelato la presenza di tricloroetano, sostanza chimica che causa danni allo sviluppo fetale, e negli anni successivi, gli studi condotti nel 2016-17 hanno rivelato le sostanze chimiche che continuano a essere presenti nelle acque, causando danni cerebrali, cancro e malformazioni congenite. Il 3 ottobre 2023, il tribunale di Bhopal ha emesso un settimo avviso di garanzia alla Dow Chemical Company, dopo che tutti e sei i precedenti erano stati ignorati. Sul sito web della società si continua a negare qualsiasi legame con la Union Carbide.

L’insieme dei crimini ecologici e aziendali

Oggi circa 50.000 bhopali non possono lavorare a causa di quel disastro. L’UCC è ancora responsabile dei danni ambientali che ha causato, argomento che non è mai stato affrontato durante le trattative del 1989. Nel frattempo la contaminazione continua a diffondersi nella città. La tragedia del gas di Bhopal ha segnato la coscienza collettiva degli abitanti.

Il disastro evidenzia i fallimenti della politica urbana, degli standard di sicurezza e di come il progresso industriale non tenga conto dei quadri normativi.

Questo ci ricorda la sconsideratezza delle imprese transnazionali come la Union Carbide, che agiscono non in base a ciò che è giusto, ma a ciò che è redditizio ed efficiente. La tragedia ha avuto luogo negli anni iniziali della globalizzazione economica e quando i diritti umani fondamentali delle persone vengono calpestati in nome dello sviluppo economico si configura un vero e proprio crimine. La tragedia del gas di Bhopal è una testimonianza eloquente della giustizia rinviata e della giustizia negata per le persone decedute e per quelle che continuano a sopravvivere in quelle condizioni ambientali. Come ha giustamente sottolineato il professor Reece Walters:

«Bhopal fornisce lezioni e sfide per la giustizia ambientale, il commercio globalizzato e il potere e la criminalità delle imprese e la giustizia delle vittime, la regolamentazione delle imprese transnazionali e i pericoli derivanti dall’autoregolamentazione orientata al commercio delle compagnie transnazionali».

Bhopal

Vittima della fuga di gas (© Raghu Rai Foundation)

 

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